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Cammino del Centenario: concluso il progetto


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L'iniziativa si propone di raggiungere a piedi e visitare luoghi del conflitto nei quali si svolsero cruente e sanguinose battaglie, come l'Ortigara e il Cauriol, e altri predisposti alla battaglia, che facevano parte della Linea Gialla, in cui non si è mai combattuto.
Ideato dallo scrittore Roberto Mezzacasa sulla base del suo libro "La linea Gialla", il cammino è composto di dieci tappe che portano l'escursionista in altrettante zone dell'arco alpino: dall'Altopiano dei Sette Comuni alla Valsugana, dal Tesino alle valli del Primiero, dalle Vette Feltrine alle Dolomiti Agordine, quelle Zoldane, d'Ampezzo e del Cadore. Dieci tappe, e questa è la particolarità, che non è obbligatorio fare senza soluzione di continuità come un'alta via, ma anche, come consigliano gli stessi ideatori, singolarmente. Scegliendole magari a seconda della vicinanza a casa o della curiosità per luoghi mai visitati.
Domenica i partecipanti, oltre un'ottantina, sono arrivati a Malga Ciapela dalla località Zingari Bassi del passo S.Pellegrino, passando per Forca Rossa. Lì, ai piedi della Marmolada, sono stati accolti e si sono uniti a loro per accompagnarli nel tratto conclusivo il Corpo Musicale di Sedico, alcuni alpini con i gagliardetti delle rispettive sezioni e quattro muli del Reparto Salmerie di Vittorio Veneto. La festosa e variopinta carovana ha imboccato quindi la strada che porta attraverso gli spettacolari Serrai di Sottoguda, tra la curiosità e gli applausi dei tanti turisti che, complice anche la giornata soleggiata, affollavano il percorso, da qualche anni diventato pedonale e a pagamento, attraverso la profonda forra scavata nei milleni dal torrente Pettorina.
Con il passo scandito dai tamburi e dalle note della banda, il gruppo ha raggiunto a piedi la località Boscoverde, dove, dopo una breve pausa, ha proseguito fino alla vicina frazione di Col di Rocca, fino ai piedi del cippo che ricorda i caduti delle due guerre del comune di Rocca Pietore.
Qui, alla presenza del sindaco Andrea De Bernardin e del vice Carlo Bernardi, si è tenuta una semplice cerimonia con la deposizione di una corona di alloro al monumento ai caduti, accompagnata dall'Inno di Mameli e le immancabile e toccanti note del Silenzio e della Canzone del Piave. Poi tutti sotto il tendone al Boscoverde per il rancio alpino.
Un'iniziativa che ha avuto un successo oltre ogni aspettativa, come spiega Alessandro Farinazzo del Cai di Belluno, braccio operativo dell'organizzazione. «Ho ricevuto telefonate perfino dal Cai di Taranto. Abbiamo dovuto mettere dei paletti alla partecipazione, per questione si sicurezza, altrimenti ci saremmo ritrovati almeno ducento partecipanti ad ogni tappa. Ci sono stati soci che partivano alle 3 del mattino da Bolzano e da Bologna per partecipare».
Mediamente ad ogni tappa hanno preso parte una ventina di persone, accompagnate volta per volta, da tre guide che facevano parte del gruppo degli organizzatori, composto da una ventina.
Non solo un'occasione per camminare, ma anche per ricordare. Nei luoghi raggiunti, dove c'è un cippo commemorativo, è stata volta per volta deposta una piccola corona di alloro, con il logo del cammino. «Ma senza retorica o falsi celebrazionismi», precisa Mezzacasa. «La cerimonia in Marmolada, ad esempio, era dovuta. La nostra volontà era quella di portare la gente sui luoghi dove si è combattuto. Solo così, salendo ad esempio sugli impervi pendii del Cauriol, si può capire quali imprese hanno compiuto i nostri alpini. E lì vivere delle emozioni».
Un anno e mezzo di preparazione, di sopralluoghi e sistemazione dei sentieri, grazie al lavoro dei volontari, ma anche al fondamentale contributo della Regione Veneto per realizzare un cammino che, sottolineano gli organizzatori, non si conclude qui.
«No, non avrebbe avuto senso farlo solo per la nostra soddisfazione. Questo è un percorso che deve andare avanti nel futuro e diventare, anche, una proposta turistica per portare gente su quella montagna minore, più povera, ma non per questo meno affascinante e intrisa di storia».


Tratto dal Corriere delle Alpi - Luglio 2015