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Il CAI si interroga sul proprio ruolo di educazione e formazione alla montagna
Grande successo ma tanti interrogativi al convegno di Longarone
Si è tenuto sabato scorso 24 novembre a Longarone Fiere, nell'ambito delle iniziative per il 50° della Sezione di Longarone del CAI, il convegno "Frequentazione responsabile della montagna nell'era dei social network - Impatti negativi sull'ambiente: posizione ruolo del Club Alpino Italiano". La giornata è stata organizzata dal Comitato scientifico e dalla Commissione Tutela ambiente montano veneti-friulani-giuliani con il patrocinio, tra gli altri, dei Gruppi Regionali del Veneto e del Friuli Venezia Giulia. L'argomento ha incontrato l'interesse di moltissime persone: oltre 230 le presenze registrate, non solo di tanti amanti della montagna, di rappresentanti delle sezioni e degli organi tecnici del CAI, ma anche di quanti in montagna ci vivono e ci lavorano a vario titolo. Degna di nota la partecipazione di due classi con indirizzo forestale dell'Istituto di Scuola Superiore Cerletti di Conegliano composte da 46 studenti e quattro insegnanti.
Non poteva mancare nell'introduzione ai lavori, effettuata dal Presidente del CAI Veneto Francesco Carrer, il riferimento alle disastrose conseguenze del maltempo di fine ottobre che hanno profondamente mutato il panorama di tante valli delle nostre Dolomiti, situazione del tutto impensabile al momento dell'organizzazione del convegno, ma che deve far riflettere ancor più seriamente sulle mutazioni climatiche, le sue conseguenze sul territorio e la fruizione di massa di tali ambienti.
La mattinata è stata strutturata in modo da definire il problema dell'iper-frequentazione della montagna e dei danni che questo recente fenomeno comporta. Sono intervenuti i gestori del Rifugio Papa (Strada delle Gallerie) e del Rifugio Vandelli (Laghetto del Sorapìss), noti alle cronache per la denuncia mediatica del degrado a cui è sottoposto il territorio in cui lavorano a causa del sovraffollamento di turisti, molto spesso totalmente impreparati a frequentare tali ambienti con tutte le conseguenze che ne derivano. Sono seguite le relazioni del prof. Luca Bragazza (Università di Ferrara), che ha parlato dei danni e delle problematiche al suolo ed alla vedetazione, di Luca Rotelli (Parco Nazionale dello Stelvio e Gruppo Grandi Carcnivori del CAI), che ha trattato del disturbo e delle ripercussioni sulla fauna, e di Simone Papuzzi (Presidente Commissione TAM) che ha evidenziato i danni legati all'uso dei mezzi meccanici in montagna (fuoristrada, moto, quad ma anche mountainbike e le più recenti e-bike).
Nel pomeriggio si è aperta la tavola rotonda a cui hanno partecipato i relatori della mattina e altre persone di spicco nel panorama dirigenziale montano. La prof.ssa Anna Giorgi che ha promosso UNIMONT, Giuliano Vantaggi Direttore DMO Dolomiti, Dario Ganz amministratore del gruppo Fecebook DoloMitici, Michele Da Pozzo Direttore del Parco Regionale delle Dolomiti d'Ampezzo, Antonio Andrich Direttore del Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi, Marcella Morandini Direttore della Fondazione Dolomiti UNESCO, Paolo Zanetti Comandante del Reparto Carabinieri Forestali di Belluno, Roberto Padrin Presidente della Provincia di Belluno e Sindaco di Longarone.
Discutendo insieme dell'argomento ne è emersa tutta la complessità che vede due poli contrapposti: da una parte la crescita turistica della montagna, con conseguente beneficio per le persone che vi abitano, dall'altra la necessità di tutela del territorio.
I social network, con la spettacolarizzazione della realtà, incrementano il turismo di massa in montagna e spingono tantissime persone impreparate, sia culturalmente che nell'equipaggiamento, a frequentare questi luoghi. Molte persone che arrivano in montagna non sono consapevoli di trovarsi in un territorio il cui equilibrio è molto fragile e adottano comportamenti sbagliati che lo danneggiano. La discussione a più voci è stata un'occasione per interrogarsi su quali sono le possibili politiche di promozione del territorio delle Dolomiti, considerando che ci sono zone che soffrono per l'eccessivo turismo, altre che necessitano di incrementarlo, altre ancora che devono essere solo tutelate.
I relatori e gli interlocutori del convegno hanno dunque chiamato in causa il Club Alpino Italiano ed il suo apparato, che vede la tutela del territorio come uno dei cardini su cui è fondato il Sodalizio. Tutti hanno condiviso l'esigenza di aumentare l'opera di educazione, a partire dalla formazione dei titolati, e di fare campagna di sensibilizzzione alla sostenibilità non solo in montagna ma anche nelle città, luogo da cui parte il maggior numero dei fruitori della montagna.
Resta dunque da vedere in quale modo il CAI promuoverà la frequentazione responsabile del territorio montano e quali misure preventive vorrà adottare in un'ottica di promozione e di tutela.