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Mostra “Déodat de Dolomieu. Curiosando tra i taccuini di viaggio e nella vita del padre delle Dolomiti”
Cortina, fino al 10 ottobre, presso il Museo Paleontologico “Rinaldo Zardini”
Nel mese di settembre e fino al 10 ottobre è stato ampliato l’orario di apertura, dalle 10.30 alle 12.30 e dalle 15.00 alle 19.00 (tranne il lunedì) della mostra organizzata dalla Fondazione G. Angelini, con Fondazione M. Giussani Bernasconi, Comune di Cortina, Regole d’Ampezzo e col sostegno di Cortina Banca, la cooperativa di Cortina e la sezione di Cortina del CAI: “Déodat de Dolomieu. Curiosando tra i taccuini di viaggio e nella vita del padre delle Dolomiti”, presso il Museo Paleontologico “Rinaldo Zardini”. Previste visite guidate e apertura a gruppi e scolaresche su prenotazione (0436.875502, museo@regole.it).
La mostra ricostruisce la vita e le scoperte di Déodat de Dolomieu (1750-1801): cadetto di una famiglia dell’alta nobiltà francese, cavaliere di Malta, geologo e filosofo, rappresentante illustre dell’Illuminismo settecentesco, con una vita incredibilmente avventurosa, inimitabile, un viaggio senza sosta interrotto dalla prigionia “di stato” per ordine della Regina di Napoli e dalla morte precoce al termine di un viaggio nelle Alpi, l’ultimo dei molti viaggi che il volume ricostruisce sulla scorta dei “ritrovati “taccuini presso l’Accademia delle Scienze di Parigi.
Particolare attenzione è dedicata al viaggio del 1789 nel cosiddetto “Tirolo”, comprendente anche le Alpi Venete, che portò Dolomieu a studiare e identificare il minerale detto “dolomite”, scoperta che lo rese celebre legando il suo nome a un intero gruppo montuoso: le Dolomiti. I documenti inediti qui raccolti ripercorrono questo viaggio, con il fascino intatto di un uomo che più di ogni altro ha fatto della scienza un’avventura.
Presso il Museo (e la Fondazione G. Angelini) è anche disponibile il volume con lo stesso titolo, di 184 pagine e con un ricco corredo iconografico di documenti originali, taccuini di viaggio, ritratti, stampe e antiche carte geografiche, che comprende anche il catalogo della mostra (da p. 88 a p.168), nelle edizioni della Fondazione G. Angelini. Dedicato a Luigi Zanzi (1938-2015) profondo studioso di Dolomieu nella storia della scienza e nella storia delle Alpi, di cui sono riportati alcuni saggi, si apre con la Prefazione di Reinhold Messner che delinea Dolomieu come un aristocratico “gentiluomo della geologia” che inventò un’altra aristocrazia, quella della montagna intesa come scelta di una forma di vita.
Il personaggio emerge, infatti, sia come un pioniere della geologia che come un alpinista ante litteram per scopi scientifici, sulla scia di Horace-Bénédict de Saussure, curioso della natura del mondo, camminatore su impervi sentieri alpestri dove nessuno al suo tempo si era ancora spinto, dormendo sotto le stelle.
Il saggio centrale dello storico Enrico Rizzi (pp.37-60), dimostra che Dolomieu non scoperse il minerale per caso, raccogliendo quasi distrattamente i campioni di roccia durante uno dei suoi viaggi, come molti hanno scritto, ma che da almeno 12 anni, dal tempo del Viaggio a Venezia (1780), egli ricercava e studiava quelle pietre “poco effervescenti” a contatto con l’acido, che avrebbero poi ricevuto il suo nome per iniziativa di Nicolas de Saussure (1792).
Il saggio del geologo-paleontologo Guido Roghi “Il minerale, la roccia e le montagne dedicate a Déodat de Dolomieu” (pp. 75-88), che segue il testo di L. Zanzi su “Dolomieu e la scienza del suo tempo”, approfondisce la figura dello studioso nel contesto della scienza del suo tempo e riporta il dibattito antico e recente sulla dolomia e la sua formazione. Consente inoltre di capire la modernità dello scienziato con i suoi studi, che compiva sperimentalmente, libero da dogmi, quelle analisi dirette sul terreno che gli permisero di raccogliere una grande mole di dati attraverso percorsi fatti per lo più a piedi.
La mostra e Il volume, per la quantità di “citazioni” raccolte, si presentano come una sorta di confessione-racconto autografo dello stesso Déodat de Dolomieu.