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MARCO PAOLINI: UOMINI E CANI dedicato a Jack London
Marco Paolini, eccezionalmente si esiìbirà nel maestoso scenario offerto dall'ambiente attorno al Rifugio Galassi, domenica 3 luglio 2011, in uno spettacolo di sua recente produzione, dedicato allo scrittore Jack London.
Marco Paolini, eccezionalmente si esiìbirà nel maestoso scenario offerto dall'ambiente attorno al Rifugio Galassi, domenica 3 luglio 2011, in uno spettacolo di sua recente produzione, dedicato allo scrittore Jack London:
UOMINI E CANI.
Un uomo, un cane e il grande Nord sono i protagonisti di "Uomini e cani" un progetto
speciale di Marco Paolini, ispirato e dedicato a Jack London, per raccontare ilrapporto tra uomo e natura, per parlare del senso del limite oggi.
In una cultura che ha fatto, e continua a fare, del "no limits" uno dei propri slogan, dove a parlare di "senso del limite" si rischia la derisione, ci sembra che Jack London acquisti un valore in più anche per questo suo non giudicare la natura e le conseguenze del proprio agire in rapporto ad essa.
“Uomini e cani" contiene vari racconti, tra questi il più conosciuto è di sicuro "To build a fire", pubblicato originariamente nel 1902 su The Youth's Companion in una versione per ragazzi e poi riscritto, modificandone il finale, e pubblicato nel 1910 nella versione divenuta famosa nel mondo, il racconto che affronta uno dei temi più cari a Jack London:
la lotta per la sopravvivenza. Un uomo, un cane e il grande Nord.
Estratto stampa dall'Eco di Bergamo - Piergiorgio Nosari
Il piede cade in fallo e apre alle domande sull'uomo e la vita.
È tutto così semplice, dopo tutto. Per Marco Paolini uno spettacolo è come una camminata in montagna: la rigenerante fatica dell'avvicinamento, il valore del percorso rispetto alla meta, la misurata soddisfazione di una tappa intermedia. Per capirlo bisognava salire alla Stalle di Parè, sopra Fino del Monte, per questo «Uomini e cani» che attraversa i racconti di Jack London come si procede in un paesaggio selvatico: il sentimento del passaggio della frontiera di un mondo,
l'estraneità della natura circostante, il senso della propria solitudine. Anche davanti a tremila persone. [...]«Uomini e cani» è un primo accostamento del «narrattore» trevigiano a London, riscoperto anche grazie a Davide Sapienza e alla traduzione di «To Build A Fire » che questi ha realizzato. In effetti, «Preparare un fuoco» è il racconto-chiave dello spettacolo. Paolini ci accompagna al punto decisivo, passando per la comicità quasi metafisica di «Macchia» e seguendo le venature di cruda ironia che spezzano la compatta parete d'odio che lega l'uomo e il cane di «Bastardo». Ma se «Macchia » e «Bastardo» predispongono al senso «altro» ed iniziatico della
natura di London, e del Grande Nord che lui cantò, «Preparare un fuoco» realizza un improvviso picco di tensione, che prende la gola.
Camminare su sentieri impervi significa anche questo, del resto. «Preparare un fuoco» è il piede che di colpo cade in fallo, tanto del protagonista come dello spettatore: ciò che segue obbliga il primo a lottare per la vita e il secondo a porsi di fronte alla questione dell'esistenza o, per lo meno, ad affrontarne la versione che ne diede London. Succede di sbagliare il passo, in natura come nella scrittura. E non è detto che i pericoli che si corrono in un caso siano meno letali che nell'altro. Così
come non è detto che uomini e cani abbiano ruoli e gerarchie così definite da non doversi scontrare tra loro e, persino, scambiarsi di posto, nella tensione di una narrazione che scivola tra la prima e la terza persona.